La frammentazione delle istituzioni religiose nei secoli
Assai a lungo complessa è stata la suddivisione tra le giurisdizioni ecclesiastiche che hanno caratterizzato il territorio di Salvirola.
Con la costituzione della diocesi di Crema (1580) il confine fu fatto coincidere con la roggia Gaiazza, limite fisico e di stato tra la Repubblica di Venezia (Crema) e lo Stato di Milano (Cremona).
Anche dopo l'unificazione amministrativa avvenuta negli ultimi decenni dell'Ottocento la suddivisione rimase, con le due parrocchie di San Pietro apostolo (Salvirola cremasca) e Sant'Antonio abate (Salvirola cremonese).
Ad avviare l'iter per la fine di questa anacrostica divisione ci pensarono i due vescovi, monsignor Libero Tresoldi e monsignor Enrico Assi. Il procedimento proseguì ad opera dei due successori monsignor Angelo Paravisi e monsignor Giulio Nicolini che raggiunsero l'accordo definitivo nell'anno 2000 e reso operativo l'anno successivo.
Non meno complicate le vicende relative agli altri borghi. Ronco Todeschino e l'oratorio di santa Maria Maddalena erano, fino al 1934, in parrocchia di Romanengo; in quell'anno il vescovo di Cremona monsignor Giovanni Cazzani la smembrò ponendo il complesso rurale nella parrocchia di Salvirola cremonese.
Fino al 1938 villa Naviglio e la cascina Doadello, lungo la strada provinciale ex SS 235, appartenevano alla parrocchia di Romanengo: in quell'anno il già citato vescovo Cazzani smembrava le abitazioni e relativi poderi per aggregarli alla parrocchia di Ticengo, più vicina ed agevole, dove gli abitanti vi aveno i banchi e dove elargivano abitualmente le elemosine.
Allo stato attuale villa e Cascina Albera ed il relativo oratorio dedicato ai santi Rocco e Giacinto appartengono ancora alla parrocchia di Romanengo.
Evoluzione storica fino al 1583
La prima attestazione di un insediamento religioso a Salvirola risale al secolo XII, quando nel 1191 fu citata la chiesa di San Pietro nella diocesi cremonese. Nel corso del secolo XVI aumentò l’insediamento della parte cremonese di Salvirola (l’attuale Salvirola cremonese): fu pertanto eretta in parrocchia nella diocesi di Cremona la chiesa di sant’Antonio, in territorio cremonese; nel 1578, in occasione della visita pastorale del vescovo di Cremona Niccolò Sfondrati, nell’oratorio di San Pietro officiava nei giorni festivi il parroco di sant’Antonio (Caramatti 1995). In occasione della sua visita apostolica, nel 1583 il vescovo di Bergamo Girolamo Regazzoni distaccò la chiesa di san Pietro dalla parrocchia di sant’Antonio e la aggregò alla diocesi di Crema, ordinando di restaurare la chiesa e di fornirla di tabernacolo e fonte battesimale, nonché di abitazione per il parroco (Visita Regazzoni 1583; Caramatti 1995).
Salvirola cremasca (1583-2001)
Il 4 settembre 1594 la chiesa di san Pietro di Salvirola cremasca venne eretta in parrocchia con il titolo di rettoria; nei decenni successivi furono istituite nella parrocchia le confraternite del santissimo Sacramento, del Suffragio e di San Giuseppe. Alla prima suddivisione in vicariati della diocesi di Crema nel 1583 Salvirola cremasca fu compresa nel vicariato di Offanengo; nel secolo successivo fu invece compresa nel vicariato di Bottaiano. Nel 1752 la parrocchia di Salvrola cremasca contava 205 anime. Nel 1755 il beneficio del parroco di san Pietro consisteva in 126,5 pertiche di terreno. Nel 1787 il parroco conservava il titolo di rettore. Nel 1822 la rendita del beneficio parrocchiale in valuta italiana ammontava a 627.83 lire; la parrocchia contava 189 anime.
Nei secoli XVIII (Visite Lombardi 1752-1777), XIX (Visita Ferré 1859) e XX (Guida diocesi Crema 1963) la parrocchia di Salvirola Cremasca appartenne al vicariato di Offanengo. La chiesa parrocchiale fu interamente riedificata tra il 1912 e il 1915 Con la revisione delle strutture territoriali della diocesi attuata nel 1970 (decreto 25 gennaio 1970), la parrocchia di Salvirola Cremasca è stata inclusa nella zona pastorale est.
Salvirola cremonese (1601-2001)
Tra le fonti di carattere generale, è citata nel 1601 durante la visita pastorale del vescovo Cesare Speciano, quando risultava inserita nel vicariato di Castelleone; in quegli stessi anni si contavano tra i parrocchiani 500 unità, tra cui 300 anime da comunione (Visita Speciano 1599-1607).
Il clero nella parrocchia di Sant'Antonio abate risultava composto dal parroco, tre coadiutori nel 1601 (Visita Speciano 1599-1607); un parroco, due sacerdoti nel 1786.
Negli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Cesare Speciano risultava esistente nella parrocchia di Salvirola la società del Santissimo Sacramento.
Nel 1781, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di Sant'Antonio abate possedeva fondi per 128.7 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 324 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781).
Nel 1786 la rendita netta del beneficio parrocchiale assommava a lire 355 e il numero dei parrochiani era di 332 unità; scesi a 316 nel 1821
La parrocchia di Salvirola, segnalata negli atti della visita pastorale effettuata nel 1821 dal vescovo Omobono Offredi e successivamente elencata tra le parrocchie della diocesi di Cremona nel 1899 è sempre stata inserita tra XIX e XX secolo e fino al 1975 nel vicariato foraneo di Castelleone. In base al decreto 29 settembre 1975 del vescovo Giuseppe Amari, con cui veniva rivista l'organizzazione territoriale della diocesi cremonese, è stata attribuita alla zona pastorale 4. Nel 1989 risultava ancora inclusa nella zona pastorale 3.
Salvirola (dal 2001)
La guida della parrocchia unificata di Salvirola fu affidata al sacerdote don Santino Costi che guidò la comunità fino al 2011. Successivamente la parrocchia fu amministrata dal parroco di Madignano don Remo Tedoldi, fino al 2013, anno in cui il vescovo di Crema monsignor Oscar Cantoni istituì l'unità pastorale Izano e Salvirola ponendo alla sua guida don Giancarlo Scotti.